Damiano Damiani, che ci ha lasciato ieri intorno a mezzanotte, non era il solito regista di fiction, anche perché la Piovra non era proprio la solita fiction.
Damiani inizia la sua carriera cinematografica con i documentari, un impronta che si farà sentire in tutti i suoi film, indipendentemente dal genere.
Dal western “Quien sabe” all’adattamento dal romanzo di Sciacia “Il giorno della civetta” le sue opere sono sempre state connotate da una forte attenzione alle tensioni sociopolitiche che attraversano la società.
Ed è proprio con “il giorno della civetta” che il tema della mafia entra nella filmografia di Damiani e ci rimarrà per sempre.
Perché Damiani è stato un regista che ha sempre usato la macchina da presa per denunciare i colpevoli, per mostrare da che lato si trova la giustizia e il vero coraggio.
E proprio questa sua passione civile per un cinema politicamente impegnato lo porterà a dirigere nel 1984 la prima serie de La Piovra, lo sceneggiato che lo ha reso noto al grande pubblico e che rappresenta per la storia della fiction italiana quello che Robinson Crusoe rappresenta per il romanzo di avventura: il capostipite di un genere.
E noi, è così che vogliamo rendergli omaggio. Come il maestro che ha saputo raccontare la mafia agli italiani, mostrare quel pezzo di stato che nessuno voleva dovere e appassionare e combattere al fianco dell’ispettore Cattaneo, tutti anche quegli italiani che fino ad allora continuvano a mettere la testa sotto la sabbia.