La certosa di Parma, in onda su Raiuno il 4 e il 5 marzo, è la fiction prodotta da Roberto Levi per Tangram, per la regia di Cinzia TH Torrini, con Maria Josee Croze, Rodrigo Guirao Diaz e Hippolyte Girardot, nata dal romanzo di Stendhal. Dopo il salto vi proponiamo alcune dichiarazioni della regista.
Con la lettura del libro ho capito quanto fosse moderna e attuale questa storia e quanto avrei potuto identificarmi e darle una nuova interpretazione. A me piacciono le storie dove si può sviscerare attraverso l’amore e la passione le psicologie dei personaggi, mi ritengo fortunata per essere stata chiamata a realizzare la Certosa di Parma.
Così la fiction, in cui gli attori hanno recitato nella propria lingua originale (italiana o francese), narra una storia italiana piena di intrighi e passioni dove l’amore arriva sempre nel momento sbagliato e alla persona sbagliata:
Premettendo che stavo toccando una pietra miliare della letteratura francese e iniziavo un lavoro con attori francesi il cui metodo recitativo si affida, per loro stessa ammissione, all’intensità del dialogo sottraendo molto alla gestualità allo sguardo, ho lavorato cercando di ribaltare questo metodo per portare il loro sguardo verso la macchina da presa.
Ho girato scene d’amore non convenzionali chiedendo agli attori di interpretare la sensualità senza tecnica e azione diretta. Così facendo sono riuscita ad ottenere il risultato più erotico della mia carriera.
La regista ha raccontato che il film Il Cigno Nero è stato di forte ispirazione per la miniserie, le cui musiche sono di Savio Riccardi (il quale aveva già lavorato per Elisa di Rivombrosa)
Abbiamo avuto il privilegio di poter girare negli stessi luoghi che ha conosciuto e descritto Stendhal, nei castelli e nei palazzi di Parma, Bologna, Reggio e Piacenza.
Dal punto di vista tecnico si registrano alcune novità:
Abbiamo girato con due macchine Alexa, un nuovo sistema elettronico. Con il direttore della fotografia francese c’è stata una grandissima intesa nel cercare di dare in ogni inquadratura la magia pittorica di un quadro, usando però un linguaggio moderno che si vede nell’uso della luce e del colore.