Non è un mistero che i registi più conosciuti del Giappone – e anche i più premiati – siano tutti uomini, da Kurosawa a Mizoguchi, da Ozu a Imamura e Oshima, fino ai nostri contemporanei Kitano, Miyazaki e Kore-eda. Poco si sa delle donne dietro la macchina da presa, con qualche rara eccezione rappresentata negli ultimi decenni da Kawase Naomi, Caméra d’Or per la migliore opera prima, Moe no suzaku, al Festival di Cannes già nel 1997, e ancor più di recente da Nishikawa Miwa e Ogigami Naoko meritatamente presenti e apprezzate per le loro opere in vari Festival Internazionali, ma note soprattutto agli addetti ai lavori e le cui opere non arrivano quasi mai a essere distribuite nelle sale cinematografiche italiane.
Sebbene l’industria di cinema e Tv (e non solo quella) sia maschio-centrista in Giappone, qualcosa sta cambiando e le registe donne stanno portando il loro valido contributo, riconosciuto anche dai colleghi uomini, all’interno della produzione cinematografica nipponica con opere che cominciano a circolare e far parlare di sé anche fuori dei confini domestici. E lo si vede anche nelle scelte dei Direttori Artistici dei più importanti Festival internazionali di cinema. Lo scorso novembre 2020 a vincere il Premio del Pubblico (Audience Award) alla 33° edizione del Tokyo International Film Festival è stata OHKU Akiko con il suo Hold Me.
Back (2020) che si è imposto su altri 31 titoli presentati nella sezione ‘Tokyo Premiere’ per la sua “visualizzazione esilarante e spesso perspicace delle lotte interiori delle donne lavoratrici nella Tokyo moderna”.
Ma non è tutto. Ohku lo aveva vinto anche nel 2017 con Tremble All You Want, uno dei titoli presenti all’interno della ricca selezione del JFF Plus che si colloca nel genere della commedia romantica. La trama: Yoshika, impiegata 24enne, ha una segreta infatuazione per Ichi (che in giapp. significa Uno), suo ex compagno delle medie, ma un giorno riceve le avances del suo collega Ni (che in giapp. significa Due): è la prima volta che qualcuno esterna sentimenti romantici nei suoi confronti e Yoshika è emozionata ma allo stesso tempo confusa. Così organizza una rimpatriata di compagni delle medie per rivedere di nuovo Ichi e capire da che parte indirizzare il suo cuore, che continua a essere tormentato tra Ichi e Ni, tra fantasia e realtà.
Nell’intervista pubblicata sul sito del Festival, nella sezione READ si legge che spesso l’industria dell’intrattenimento corteggia le donne consumatrici di manga e romanzi, che poi si riversano anche nei cinema per non perdersi gli adattamenti sul grande schermo delle loro letture preferite, nelle quali si raccontano spesso e volentieri melodrammi convenzionali, commedie o variazioni delle favole romantiche in cui “il ragazzo incontra la ragazza, la ragazza incontra il ragazzo” e simili. Anche Ohku Akiko non è estranea a queste narrazioni: si è fatta conoscere al pubblico con la commedia romantica Tokyo Serendipity (2007) dove ha recitato la bravissima Rinko Kikuchi l’anno successivo dopo la sua nomination all’Oscar. Dal suo debutto in avanti Ohku ha ritratto principalmente, sia negli adattamenti che nelle sceneggiature originali, protagoniste femminili di tutti i ceti sociali, alle prese con dilemmi contemporanei.
Tremble All You Want (2017) – storia spensierata ma toccante della crisi sentimentale di una giovane donna, tratta dall’omonimo romanzo della scrittrice Wataya Risa – è uno dei suoi lavori più rappresentativi, selezionato dal Tokyo International Film Festival 2020 anche nel programma recentemente curato per We Are One: A Global Film Festival il festival online che durante il lockdown dello scorso anno ha visto collaborare le principali kermesse di cinema di tutto il mondo a una selezione di film da portare nelle case degli spettatori bloccati in casa dalla pandemia da Covid-19.
Il romanzo di Wataya Risa da cui è tratto il film è raccontato dal punto di vista della protagonista Yoshika, ed è essenzialmente un monologo, ma nel film si è voluto che la protagonista parlasse con la gente, esternasse i suoi sentimenti e così sono nati una serie di personaggi con cui Yoshika interagisce, anzi li bersaglia nel vero senso della parola di cose che le passano per la testa, riversando su di essi tutti i dubbi del suo cuore agitato. A interpretare Yoshika, al suo debutto come attrice protagonista, è Matsuoka Mayu, molto calata nella parte e convincente (la ritroviamo in ben altre vesti anche nel ruolo di Sonoko, la figlia di una assassina, nel film One Nigh di Shiraishi Kazuya, sempre all’interno del programma JFF Plus).
Altra regista donna presente al JFF Plus è ANDO Momoko che ha firmato la regiadi 0,5mm (2014). Nata nel 1982, Momoko è figlia d’arte; suo padre è infatti il popolare attore e regista Okuda Eiji e la madre Ando Kazu, saggista e donna di spettacolo. La sorella minore è l’attrice Ando Sakura – magnifica protagonista di 0,5mm e di tanti altri film di successo, tra i quali Shoplifter (2018, tit. italiano Affari di famiglia) di Kore’eda Hirokazu, Palma d’oro a Cannes 2018 – e nuora del grande attore Emoto Akira, tra gli interpreti nel 1997 del film Unagi di Imamura Shohei (Palma d’oro a Cannes nel 1997) e anche in un ruolo non protagonista in Shoplifter.
Ma torniamo al suo film 0,5mm, un originalissimo modo di approcciare il tema della terza età e le necessità di anziani soli o malati.
La sensibilità femminile che ha operato dietro la macchina da presa ha colto ed espresso con la giusta dose di audacia, arguzia e delicatezza i sentimenti inespressi degli anziani, le loro necessità fisiche e psicolgiche e anche gli impulsi sessuali, troppo spesso celati per pudore o discrezione.
Trama: 0,5mm è un film drammatico che ha per protagonista Sawa, una giovane badante in servizio presso le case di vari anziani particolarmente fragili. Un giorno, coinvolta in un evento inaspettato, perde lavoro e denaro. Senza un tetto e senza soldi, inizia ad acciuffare i suoi “clienti” per strada, offrendosi di prendersi cura di loro come badante notturna.
Il modo battagliero e impetuoso della giovane nel proporsi a nuovi anziani clienti e di insinuarsi nelle loro vite ormai spente la fa sembrare a prima vista un’approfittatrice, ma in realtà con la sua presenza Sawa fa tornare vigore nelle esistenze spente di coloro che accudisce, risvegliando la loro emotività e talvolta anche qualche istinto sessuale. Si intrufola nelle loro case e con grande naturalezza comincia a cucinare per gli anziani, ordina cibo e regola le loro vite con grand disinvoltura e determinazione, come fosse la figlia. E in quella nuova quotidianità che si nutre dell’esuberanza di Sawa gli anziani si aprono, parlano del loro passato, esternano come possono emozioni assopite. C’è chi rivela di sentirsi in colpa di essere tornato vivo dalla guerra, chi si alza da un letto dove da tempo giace come un vegetale al suono della musica che suonava da giovane, chi si sente rassicurato dalla sua vicinanza e prova meno paura della fine.
L’incontro con l’anziano e stimato prof. Makabe offre lo spunto per parlare dell’inutilità della guerra e dello spirito collettivo del genere umano. E proprio allo spirito, alla forza della collettività si riferisce lo 0,5mm del titolo. “Quando l’uomo è spinto all’estremo il suo spirito brilla e supera l’estremo. E si risveglierà come individuo. E sposterà una montagna enorme. La montagna rappresenta il nostro spirito collettivo. Uno spirito può spostarla di 0,5 millimetri, ma spingendo tutti insieme 0,5mm si potrebbe spostare anche una montagna segnando l’inizio di una rivoluzione.” dirà uno degli anziani ‘adescati’ da Sawa.
Ando Momoko ha saputo infondere nel personaggio di Sawa quella forza, aggressività e determinazione in grado di trasformare in positive realtà che sembravano già morte prima di morire o comunque ingrigite e stagnanti, sprigionando vitalità laddove la vita sembrava arrivata a un punto di non ritorno prima del tempo.
Terza presenza femminile alla regia è TSUKAHARA Ayuko, con il film Cafè Funiculi Funicula (2018) (Tit. orig. Kohi ga samenai uchini) tra i titoli più attesi del JFF PLUS, che porta sul grande schermo i personaggi del libro Finché il caffè è caldo, romanzo di esordio dello scrittore Kawaguchi Toshikazu (classe 1971) diventato un caso editoriale in Giappone, dove ha venduto oltre un milione di copie. Anche in Italia il libro è da settimane ai vertici delle classifiche delle vendite, conquistando a fine dello scorso gennaio il terzo posto nella sezione della narrativa straniera (21 edizioni, 100.000 copie vendute). Mentre il titolo giapponese del film ricalca quello originale del libro Kohi ga samenai uchini, la cui traduzione è Finché il caffè e caldo, il titolo internazionale Café Funiculi Funicula sembra un omaggio alla popolarissima canzone napoletana del 1880 composta da Turco/ Denza per celebrare la funicolare che portava al Vesuvio inaugurata l’anno prima.
Veniamo alla trama: Café Funiculi Funicula racconta di una caffetteria vecchio stile, con cento anni di storia, sulla quale circolano strane voci e leggende: seduti a un tavolino molto speciale, davanti a una tazza di caffè, sembra sia possibile per una volta soltanto rivivere un momento del passato. C’è però una regola fondamentale da seguire: il caffè va sorseggiato e bevuto prima che si raffreddi.
Per vivere un’esperienza simile bisogna fare i conti con il proprio passato e nel film si alternano quattro personaggi disposti a farlo, con quattro diverse storie, nelle quali ogni spettatore può trovare elementi di immedesimazione; frasi non dette, dissapori, persone con le quali i rapporti si sono interrotti in modo brusco o inaspettato per i motivi più vari. E se è vero che il passato non si può cambiare – neanche nella insolita caffetteria- almeno è possibile prendere coscienza del presente e viverlo con più consapevolezza e pienezza. Ne usciamo più felici, o almeno rasserenati. Ad accogliere i clienti nella caffetteria e servire il magico caffè che va sorseggiato caldo e non va lasciato raffreddare – pena trasformarsi in un’arida cliente che occupa un tavolino del cafè immersa in una lettura che la rende indifferente a ogni cosa e persona che le passa accanto – è Tokita Kazu, interpretata da Arimura Kasumi. Tra gli altri membri del cast, Ito Kentaro, Yo Yoshida e Yutaka Matsushige.
Primo lungometraggio di Tsukahara dopo una lunga attività alla regia di serie televisive, il tocco femminile si avverte forte nella capacità di scandagliare l’animo umano fino a cogliere le ragioni di malesseri interiori che talvolta fanno vivere nel rimpianto per tutta una vita. Ragionamenti tortuosi tipicamente femminili e dinamiche comportamentali in cui molte donne possono rispecchiarsi, calati in un modello narrativo che ricorda quello della serie di Netflix ‘Midnight Diner’ in cui gli avventori del piccolo locale notturno si raccontano e fanno i conti con il proprio passato.