Pierfrancesco Favino cerca di smorzare i toni della polemica nata tra Manuel De Sica e la produzione de Il Generale della Rovere, la fiction Rai che riprende la storia narrata negli anni cinquanta da Roberto Rossellini, con l’interpretazione unica di Vittorio De Sica (fonte Il corriere della sera):
Intanto Manuel ha detto di me cose carine. Sono forse troppo giovane, questo è vero; anche se ho provato ad invecchiarmi di quindici anni. Non sapevo che avessero offerto il ruolo a Christian De Sica. Sono stato addirittura io a dire a Christian che mi sarei cimentato con un personaggio di suo padre.
L’attore si è ispirato a Vittorio De Sica, ma non ha voluto scimmiottarlo:
Vittorio De Sica interpretò la metamorfosi di Bertone in Della Rovere con una tale eleganza, grazia, classe, che sarebbe stato sbagliato rinunciarvi. Così mi sono ispirato a lui in qualche gesto, in determinati movimenti, nel parlare forbito, anche solo nel modo di portare un abito. Allora però, erano passati appena quindici anni dall’occupazione nazista. La diversa distanza di tempo ci consente libertà negate dal pudore dell’epoca. Il mio Bertone è forse più popolano, lo sguardo sui suoi vizi va ancora più nel profondo, su di lui giravano accuse terribili tipo bigamia, istigazione alla prostituzione, spaccio di stupefacenti; eppure è un personaggio simpatico. Non che quello di De Sica non lo fosse. Il Bertone che interpreto è un uomo che non ha nessuna stima di sé. E questo rende ancora più prodigiosa la sua trasformazione.
Favino è soddisfatto di aver preso parte alla fiction:
Prima Bartali, poi di Vittorio, ora il generale Della Rovere. E’ una sorta di trilogia dell’italianità. Quest’ultimo personaggio, in particolare, rappresenta davvero tutti noi … un’altra storia di italiani che danno il meglio di se stessi nei momenti drammatici. Siamo fatti così: indolenti, inaffidabili, cialtroni; poi arriva una circostanza che ci cambia, sentiamo ribollire la dignità dentro di noi, e siamo capaci di cose di cui noi stessi non ci pensavamo all’altezza.