Sergio Assisi, intervistato da Il giornale, parla de Il commissario Nardone, la fiction in sei puntate di cui è protagonista insieme a Giorgia Surina, Stefano Dionisi e Anna Safroncik. L’attore spiega come mai la serie, pronta da oltre due anni, andrà in onda su Raiuno solo il prossimo autunno:
Siamo fortunati che ci vada, in onda. La spiegazione ufficiale è: palinsesti troppo pieni. Ma su questo preferisco non pronunciarmi. Direi cose sgradevoli. Mi limito a osservare che è assurdo produrre lavori con tanta spesa e tanta cura per poi tenerli per anni chiusi nei cassetti. Già noi attori facciamo un lavoro con cui si scrive sull’acqua. Se poi in acqua finisce il nostro lavoro.
Assisi prova a spiegare a modo suo chi fosse Mario Nardone, definendo il personaggio che interpreta, realmente esistito, prima “un poliziotto così autentico da sembrare inventato“, poi:
Un avellinese, trasferitosi nella nebbiosa Milano del dopoguerra per aver denunciato alcuni colleghi corrotti. Onesto, dunque. Ma soprattutto capace: nella “capitale morale” alle porte del boom si trova come a casa sua. E con rare doti d’intuizione e penetrazione psicologica risolve clamorosi casi, come la “rapina del secolo” a via Osoppo, o la strage di via San Gregorio, compiuta da Rina Fort. Infine inventa la Squadra Mobile: un modello di nucleo investigativo poi copiato in tutto il mondo.
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