Stasera in prima serata su Canale 5 vedremo la seconda puntata di Il clan dei camorristi. Dopo l’ottimo risultato del debutto di settimana scorsa, Giuseppe Zeno, che vediamo nel ruolo del boss camorrista Francesco Russo, detto O’ Malese, parla della fiction, del suo ruolo e delle polemiche nate negli ultimi giorni.L’attore, in un’intervista a Tgcom24, parla del successo ottenuto:
Abbiamo ottenuto un ottimo risultato perché siamo riusciti nell’intento di raccontare la parte buona di Napoli senza creare falsi eroi.
Zeno, a chi sostiene che nella fiction si dà una brutta immagine dell’Italia e di Napoli in particolare, risponde:
A quelli che affermano che in questo modo si dipinge Napoli come una città di camorristi, io vorrei chiedere di spiegare il perché di questa tesi . Dire semplicemente che queste cose non vanno fatte è un po’ semplice e riduttivo… Magari nemmeno l’hanno vista la serie e si sono limitati al titolo. Se analizzi il nostro lavoro viene fuori tutta una Napoli che si ribella a determinate situazioni.
L’attore spiega che Il clan dei camorristi è una storia basata su fatti realmente accaduti:
Non ci siamo messi a tavolino pensando a cosa avrebbe potuto funzionare e inventando di conseguenza. Questo progetto nasce da un’intuizione del produttore, che ha scelto come linea editoriale di raccontare fatti che in Italia a volte risultano inspiegabili.
Nella fiction si parla di camorra, un fenomeno ancora sconosciuto a molti:
Siamo andati a documentarci sui risvolti storici, anche di attualità sociale, di una vicenda che copre un arco temprale di vent’anni durante i quali una organizzazione criminale è riuscita a imporre il proprio dominio in una regione allargandosi fino all’estero. E in questo periodo ha creato danni irreparabili. Non solo per le vittime, che sono quasi 700, ma ha devastato territori, sventrato montagne, inquinato falde acquifere…
Secondo Giuseppe il pubblico ha apprezzato che la fiction sia stata fatta con coscienza:
Il pubblico ha capito che non è un’opera di semplice intrattenimento né che a noi andava di fare i pistoleri. È arrivato il fatto che è una cosa fatta con coscienza e ne abbiamo avuto il polso anche dalle reazioni via internet.
Zeno racconta che l’intento della fiction è quella di raccontare una realtà in tutte le sue sfumature:
Noi diamo l’immagine di una regione che è stata sventrata da chi ha usato la prepotenza per arricchirsi personalmente. Ma parliamo di una piccolissima percentuale. Tutto il resto, è parliamo di fatti realmente accaduti, riguarda gente che si è ribellata, anche con forza. D’altro canto la camorra esiste, o vogliamo forse negare questo? Se si vuole raccontare una realtà bisogna farlo con tutte le sfumature, raccontando anche i personaggi negativi, dove nascono, come agiscono e con la connivenza di chi.
In Il clan dei camorristi c’è un’accusa ad alcune mancanze delle istituzioni:
A certe mancanze di esse… Perché si diventa camorristi da bambini? Forse lo Stato e le istituzioni non fanno abbastanza per offrire alternative. Il bambino gioca in strada e magari non ha la forza o l’alternativa per rifiutare le 100 euro offerti da chi gli chiede una commissione. Senza contare quelle parti deviate dello Stato che con la criminalità sono state conniventi.