Liliana Cavani, Michele Placido, Alessandro Gassman, Remo Girone, Enrico Brignano e Giorgio Albertazzi parlano della fiction in Italia e del suo stato di salute. La situazione, a quanto pare, non è delle più rosee e i problemi sono veramente tanti (fonte Corriere della sera):
Liliana Cavani sottolinea l’equivoco nella distinzione tra piccolo e grande schermo:
La fiction non è qualcosa di separato dal cinema. E’ una ridicola distinzione che facciamo solo noi! In America l’audiovisivo è uno, per il grande e piccolo schermo: ch fa cinema fa anche tv e viceversa. Solo noi viviamo queste cose come non fossero neanche parenti … Sarebbe ora di ammodernarsi: non sono due linguaggi, ma uno solo e può essere fatto bene o fare schifo. Il mezzo è diverso, questo sì e l’unica distinzione è che una certa storia può essere più adatta all’uno o all’altro mezzo, per arrivare a un pubblico più o meno vasto.
Michele Placido riscontra il problema della fiction in Italia nel distacco dalla realtà:
bisogna rappresentare l’Italia di oggi, gli scandali, le cricche, le caste … invece in tv è tutto finto, tutto fiction. Capisco che è difficile farlo in una tv manovrata dai politici.
Per Alessandro Gassman il problema sono gli sceneggiatori:
La tv generalista, ammesso che esista ancora, ripete stancamente le stesse storie, gli stessi cliché, perché non c’è coraggio: si ripetono formule sicure, vuoi per i nomi di richiamo in locandina, vuoi per la tematica consolatoria. Tranne le dovute eccezioni, per esempio il Montalbano di Camilleri, non si bada molto alla qualità della scrittura, ingrediente fondamentale per confezionare un buon progetto.
Gli fa eco Giorgio Albertazzi:
Non c’è ricerca. Ce n’era di più ai tempi del mio Dottor Jekyll. Oggi non c’è cantiere, non c’è fucina per coniare nuovi modi di raccontare, di usare il mezzo. Si va sui luoghi comuni, sul dejà vu.
Per Remo Girone la causa di certi contenuti sono i dirigenti:
Abbiamo degli ottimi autori, con indubbie capacità, mortificate però, dalle richieste di certi funzionari televisivi con delle vedute limitate … certi funzionari pensano di sapere quello che vuole il pubblico e spesso non lo sanno affatto! Oltretutto lo sottovalutano.
Liliana Cavani aggiunge ai problemi la tecnica scadente delle riprese:
A volte sembra di vedere i vecchi sceneggiati. E’ intollerabile, avendo oggi a disposizione delle straordinarie tecnologie.
Enrico Brignano punta sulla tempistica:
Sul set c’è troppa fretta. Ritmi di lavoro ossessivi per contenere i costi.
Tra i pregi Liliana Cavani e Michele Placido concordano sulle maestranze e sugli attori, ma il regista puntualizza:
Per favore, mettiamo davanti alla macchina da presa gente che sappia recitare, non le escort raccomandate!