Tv e preti sono un binomio felicissimo da sempre. Ma quando la figura del sacerdote, tanto radicata e popolare nella nostra penisola, è calcata da un personaggio così ben riuscito come è quello interpretato da Terence Hill in Don Matteo, allora il successo è una garanzia di qualità.
Umanità ed eroismo nel caso del Don Matteo di Rai Uno sono una miscela esplosiva per un abito -quello talare- di grande responsabilità, ieri come oggi. A conquistare le simpatie del pubblico che instancabile segue la fiction episodio dopo episodio, infatti non sono soltanto le avvincenti situazioni da risolvere proprie del genere giallo, perché gli ascolti milionari che si susseguono di stagione in stagione sono soprattutto da attribuirsi al tratteggio deciso e nitido che negli anni ha definito la personalità del protagonista.
168 puntate dal 2000 ad oggi per conoscere di Don Matteo le passioni (trascorre il tempo libero tra le proverbiali partite a scacchi e le fastidiose incursioni nelle indagini della Polizia di Gubbio) e gli affetti (il Maresciallo Cecchini-Nino Frassica, ma anche la perpetua Natalina-Natalie Guetta o il sagrestano Pippo-Francesco Scali sono suoi inseparabili compagni di viaggio), le esperienze da missionario in giro per il mondo e le numerose qualità. Lo contraddistinguono il fascino di un carisma da grande padre spirituale e la genuinità del suo approccio all’altro, tipico da ammaliatore d’anime. L’intuito, la sincerità della vocazione e l’innato spirito paterno nell’accudire frequentatori assidui e nuovi di canonica e confessionale, ragazzini come assassini. E poi la determinazione, al limite della scomunica (tra processi canonici e richiami del Vescovo), con la quale partendo dai fatti di nera e passando attraverso l’escamotage delle indagini arriva a farsi simbolo di amore e perdono. Mai interessato al giudizio, è un esempio di ascolto e comprensione, di saggezza semplice, per una profondità che inghiotte il telespettatore restituendolo come a nuova vita una volta spenta la tv.
Modello vincente di una figura scolpita nell’immaginario televisivo quanto impregnata nella cultura italiana, è apprezzato non solo da chi sa coglierne il valore pastorale, ma anche da quanti riconoscono al personaggio la facoltà di rappresentare lunghi anni di tradizioni e valori. Protagonista di una linea narrativa controcorrente, che muovendosi tra commedia e ilarità, viaggia all’indietro nel tempo e nel costume degli italiani, Don Matteo ricongiunge la platea alla memoria dello spettacolo di una volta e ai sentimenti puliti di epoche ormai tramontate, ma soltanto sul piccolo schermo.