Un matrimonio, Pupi Avati: “Ho potuto misurarmi con l’ampiezza di un romanzo”

A marzo su Rai Uno vedremo Un matrimonio, che narra la storia dell’Italia dal dopoguerra ad oggi vista attraverso la vita dei protagonisti, Micaela Ramazzotti e Flavio Parenti, che interpreteranno una coppia, e di tutti quelli che li circondano. Il regista è Pupi Avati che ci tiene a definire la sua fiction un film per la Rai di 600 minuti. Avati  racconta di come è stata quest’esperienza con il piccolo schermo:

Avere a disposizione un mezzo che ti fa incontrare il paese reale, che non è quello che va in una sala cinematografica, mi ha permesso di misurarmi con l’ampiezza di un romanzo, il che sarebbe stato impossibile, appunto, con il cinema. E’ stata un’esperienza che , in 44 anni di lavoro, non avevo mai vissuto.

Il regista parla della coppia che vedremo nella fiction:

Sono una coppia normale. Si amano, fanno le loro litigate, si lasciano, tornano insieme. Lei proviene da una famiglia contadina  che ha fatto i soldi, papà socialista e fratello comunista. Lui è di una famiglia borghese che ha perso i soldi, benpensante e democristiana. Un pò Peppone e un pò Don Camillo.

Pupi, per realizzare questa serie, si è ispirato al matrimonio dei suoi genitori e al suo:

Ho pensato al matrimonio dei mie genitori, sullo sfondo della città dove sono cresciuto, Bologna. Mio padre è mancato in un incidente quando avevo 12 anni : lasciò mia mamma con tre figli da crescere. Ma ho messo dentro anche il mio matrimonio, che dura da 48 anni (con tutte le difficoltà del caso). In questo arco di tempo mia moglio ed io abbiamo vissuto sulla nostra pelle le trasformazioni socio-culturali del Paese. Quindi, credo che questa famiglia, che rappresentiamo, abbia conservato tutti i passaggi graduali della storia del dopoguerra italiano e penso che meritasse di essere rappresentata.