Luca Zingaretti sta girando in questi giorni a Cinecittà l’ultima serie de Il commissario Montalbano, la fiction che ancora una volta sarà trasmessa da Raiuno. Ecco le parole dell’attore a riguardo: (fonte: La Stampa)
Sono dodici anni che interpreto i racconti che Camilleri continua a scrivere. Stavolta sono quattro: Una lama di luce, il sonno di Angelica, Voce di notte, Il gioco degli specchi, ma anche per me, come per la gente comune, è come se fossero un unico racconto. Il bello di Camilleri è che le trame contano poco: è l’ambiente, le psicologie, il dialetto siciliano, perfino gli arredi delle case ad affascinarci.
Il rapporto dell’attore con il personaggio che lo ha reso popolare in Italia è scevro daforzature:
Per me Montalbano è un amico da andare a trovare quando posso. Sono talmente legato, ormai, a quella parte del ragusano che con Luisa mi sono sposato nel castello di Donnafugata, usato a volte da noi per le riprese. Per mia fortuna non faccio solo Montalbano. Ci lavoro per tre, quattro mesi ogni due anni: pochissimo. Sono le continue repliche a dare l’impressione che io stia sempre in Sicilia a girare Montalbano. A settembre, per esempio, sarò Adriano Olivetti in un film-tv di Soavi.
A proposito di quest’ultimo progetto, Zingaretti ha raccontato:
Era un intellettuale ed è più difficile con le immagini raccontare un uomo di pensiero che un uomo di azione. Sognava una società diversa. Era capace di assumere un docente di filosofia e metterlo a capo di un settore nella sua fabbrica. Aveva la grandiosità di una figura rinascimentale. Fu poco capito. Era un progressista che gli americani scambiarono per comunista. Fu anche osteggiato.
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