Micaela Ramazzotti, Flavio Parenti, Andrea Roncato, Mariella Valentini, Valeria Fabrizi, Katia Ricciarelli, Francesco Bredi (figlio di Silvio Orlando), e Adelmo Togliani (il figlio di Achille). Questi i principali interpreti di Un matrimonio, film di Pupi Avati per la Rai di 600 minuti, in onda nella prossima stagione e realizzato a Cinecittà. Si racconta la storia d’Italia dal dopoguerra ad oggi, vista attraverso la vita di una coppia, durante il matrimonio della quale, il fratello della sposa, di forte fede comunista, polemizza su borghesia e proletariato per provocare il fresco sposo della sorella, un tranquillo democristiano, finendo per arrivare alle mani. Un matrimonio rappresenta l’esordio televisivo del regista, tra i più prolifici in Italia:
Noi autori l’abbiamo sempre guardata con supponenza. Io per primo. Ho capito, invece, che non è solo reality, che si può raccontare una bella storia anche in tv, che chi si occupa di fiction in Rai lo fa spesso con attenzione e amore. Sono un regista viziato perché ho sempre lavorato con mio fratello e temevo l’intrusione della committenza, è stata una scoperta pazzesca. Mai il cinema mi avrebbe permesso di misurarmi con l’ampiezza di un romanzo, la cura delle psicologie e dei caratteri minori. E poi oggi i film con una storia dal significato chiaro non sono più di moda. Non so come farò a tornare al cinema dopo questa esperienza straordinaria.
L’ispirazione per Avati è arrivata dalla sua stessa vita:
E’ l’unica vita che conosco bene. Ho pensato al matrimonio dei miei nonni e a quello di mio padre e mia madre e li ho uniti, sullo sfondo di Bologna, dove sono cresciuto. Mio nonno, ricchissimo, era un giocatore: perse tutto scommettendo sui cavalli. E quando non ebbe più una lira disse a mia nonna che pregava la Madonna di farlo morire al più presto, cosa che avvenne. Mio padre l’ho perso per un incidente quando avevo 12 anni: lasciò mia madre con tre figli da crescere e una strepitosa collezione di quadri dell’800 che abbiamo rivenduto. Ma c’ho messo dentro anche il mio matrimonio che va avanti da 48 anni con tutte le difficoltà del caso.
La coppia protagonista di Un matrimonio è “normale“:
Si amano, litigano, si lasciano, tornano insieme. Lei è di famiglia contadina che ha fatto i soldi, papà socialista e fratello comunista come allora. Lui di famiglia borghese che ha perso i soldi, benpensante e democristiana. Un po’ Peppone e Don Camillo.
Come detto, non si tratta solo di una storia familiare, ma anche della storia di una nazione:
C’è la ricostruzione e il boom economico che coincidono con la gioventù della mia coppia. Non c’è il terrorismo, ma c’è il movimento del 77, l’esplosione di una creatività giovanile anarchica, Radio Alice e uno dei figli che fugge via. C’è la bomba alla stazione di Bologna e la madre, ne sente il frastuono senza capire mentre torna a casa, addolorata perché vuole separarsi da un marito che non la capisce più. C’è il rapimento di Aldo Moro seguito dal fratello di lei che è diventato un giornalista di L’Avanti, il quotidiano dei socialisti che si battono, contro tutti, per la trattativa con le BR.
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Ho conosciuto, dopo anni di attesa, questo grande Maestro, il registra Pupi Avati e la figlia Mariantonia Avati, persone di straordinaria umanità ed umiltà. Ho fatto solo una piccola apparizione, ed è con grande emozione che sono andata Roma per doppiare piccoli ruoli, ma, in particolare, mi sono emozionata recitando da sola il Requiem aeternam. Grazie Pupi a te, a tua figlia, a tutta la bellissima troupe che lavora con voi, un caro saluto al grande Stefano Nissolino che, insieme a te, ha avuto una gran pazienza! Al prossimo ciak, dove spero, mi farai fare una particina, anche piccolissima, ricordi che nel mio libro scrissi che è il mio desiderio da quand’ero piccolina? Ciao a tutti con infinito affetto e riconoscenza Cristina Benfenati