Lando Buzzanca è tornato in tv con una nuova fiction di successo, Il restauratore, in onda ogni domenica sera su Raiuno. L’attore ha rilasciato un’intervista a Il Giornale evidenziando come, ancora una volta nella sua carriera, la critica, a dispetto del pubblico, non abbia apprezzato il prodotto di cui è protagonista:
Cosa vuole che le dica. Certi critici fanno solo il loro mestiere. Se parlassero bene di tutto quello che vedono, non avrebbero più lettori. Con me, per la verità, sono stati piuttosto carini… Uno, famoso per il suo rigore, ha scritto che nei panni di quest’uomo che ha le “luccicanze” (cioè delle preveggenze su quanto di male sta per capitare a qualcun altro) risulto “credibile”. E credibile sarei addirittura nei flash back in cui devo dimostrare vent’anni di meno. Beh: non male, in fondo.
Buzzanca ha individuato il motivo per il quale al pubblico, invece, la fiction è piaciuta:
Proprio per la sua originalità. Dai tempi del Segno del comando in poi il paranormale in tv ha sempre sfondato. Perché fa parte della natura dell’uomo, questo desiderio di cogliere l’oltre, l’altro, che si spera si nasconda dietro le cose. Certo: un argomento simile bisogna anche saperlo raccontare… Guardi cosa sta succedendo al Tredicesimo apostolo di Mediaset, ad esempio.
Il riferimento è al crollo verticale di ascolti della fiction di Canale 5:
Esattamente. Ed è un calo che si spiega: appena Mediaset seppe che stavamo girando Il restauratore, anche loro hanno voluto fare una storia sul metafisico. Senonché la gente ha avvertito presto che si trattava di due prodotti molto diversi. Quello è sostanzialmente poco credibile; il nostro, invece, è sincero. Quello piace solo ad alcuni telespettatori. Noi piacciamo a tutta la famiglia. E a maggio inizieremo le riprese di altre otto puntate.
Infine, la confessione di non aver creduto subito ne Il restauratore:
È vero. Perché io al paranormale non ci credo. Ho sempre pensato fosse una bugia, una recita. Così, prima di firmare il contratto, ho chiesto di poterci pensare un po’. E ho trovato la soluzione in quella sorta di fede laica che trova nel malato stesso, più che nel suo presunto guaritore, la forza di guarirsi da sè.