Pietro Valsecchi commenta l’ottimo risultato de Il tredicesimo apostolo in un’intervista rilasciata a La Stampa:
Abbiamo fatto il più bel regalo di Natale a Canale 5 dimostrando che la fiction non è morta né è ammalata: basta innovare e il pubblico si trova. Io rischio. M’è andata bene. Ma c’è attenzione, studio, scrittura, regia e buoni attori. Senza la qualità non c’è successo.
Il produttore (e in questo caso anche ideatore della fiction) ammette che il fatto che il protagonista sia un sacerdote ha influenzato il pubblico, ma non in maniera decisiva:
Il conflitto fede-ragione affascina. E per renderlo serve mettere insieme una persona di fede e un’altra di ragione. Meglio se un uomo e una donna che si piacciono, pensando a Uccelli di rovo e meglio ancora se come in Voyager si alimenta il mistero. Ma la cosa più importante è innovare senza scimmiottare gli americani … se si vuole fare ascolto si deve fare una fiction profondamente italiana e di buona qualità. Soprattutto non ripetitiva. La gente ha pochi soldi adesso ma pretende dalla fiction quello che chiede a un film: vuol starsene a casa senza spendere i 7 euro del biglietto, ma vuole il meglio.